Ascolto vero
Il vero ascolto presuppone un rapporto, un contatto profondo. Significa entrare nei panni dell’altro, osservare temporaneamente la realtà con i suoi occhi. Il vero ascolto produce naturalmente empatia, perché nasce dalla convibrazione e dalla risonanza.
Ascoltare in modo profondo e totale significa dare senso alle parole dell’altro, impegnarsi a comprenderne la ragionevolezza dal suo punto di vista.
Significa accogliere ciò che dice, dando valore alle sue parole: non indulgere nel dubbio, nella valutazione, nel giudizio. Ascoltare significa fare silenzio interiore, mettere a tacere il giudizio, la critica, la competizione.
Significa entrare in uno spazio dove il torto e la ragione non esistono più.
E’ la premessa indispensabile per la soluzione creativa dei conflitti.
Ascoltare è un processo di apprendimento, di arricchimento e di ampliamento della coscienza, che presuppone la temporanea messa tra parentesi delle proprie idee e dei propri usuali modi di pensare.
Significa uscire dal proprio egocentrismo, dalla difesa del proprio territorio cognitivo, disponendosi ad accogliere al proprio interno un altro diverso da sé. Presuppone la disponibilità a lasciarsi cambiare, il coraggio di lasciar andare difese e pregiudizi, e il senso di sicurezza che ricaviamo dalle nostre identificazioni, attaccamenti ed avversioni.
L’Ego e la nevrosi si fondano sulla separatività. Ascolto profondo e nevrosi sono incompatibili. Nel momento che pratichiamo l’ascolto, la nevrosi che ci isola e ci separa dagli altri temporaneamente si scioglie. L’Ego perde potere su di noi.
L’ascolto è una Qualità dell’Essere, che elicita tutte le altre: umiltà, dedizione alla verità, empatia, compassione, amore… E’ un antidoto agli inquinanti: in primo luogo l’orgoglio, il pregiudizio, la fede negativa.
Il vero ascolto è molto raro, perché sono rare le persone disponibili a rinunciare al narcisismo che le separa e a ricontattare il senso di unità e di umana grandezza.
Silenzio, fiducia, ascolto
Il silenzio interiore è una premessa necessaria all’ascolto dell’altro. Fare silenzio, accogliere l’altro, presuppone fiducia.
La persona che ha perso fiducia, non ascolta, si chiude in sé, interrompe, contraddice, non lascia spazio all’altro.
In tal modo la comunicazione non è più possibile: il sistema, per ragioni autodifensive arcaiche, si autoesclude, non mette più in comune, si impoverisce, si ammala.
Silenzio non significa passività, ma recettività, ascolto attivo, permettere all’altro di entrare dentro di sé.
Compiti per chi ha difficoltà ad ascoltare:
- sciogliere le convinzioni limitanti
- creare base sicura
- lavorare sulle barriere della comunicazione
- parafrasare i messaggi dell’interlocutore
- prima di parlare, creare silenzio interno, non prepararsi a controbattere, criticare ecc.
- allenarsi ad entrare nel mondo dell’altro
- porre fine alle letture della mente
- lavorare su bisogni infantili e subpersonalità.
- Le subpersonalità non ascoltano e non fanno silenzio, ma controbattono e urlano. Esse sono accomunate da intensi bisogni infantili (pretese). Non possono accettare l’altro e ascoltarlo in reale silenzio. Perseguono interessi individuali, non valori comuni.