Integrità: vincere sulle forze distruttive
Erich Fromm
“L’amore è un potere attivo dell’uomo; un potere che annulla le pareti che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso d’isolamento e di separazione, e tuttavia gli permette di essere sé stesso e di conservare la propria integrità. Sembra un paradosso, ma nell’amore due esseri diventano uno, e tuttavia restano due”
La persona integra
Integrità significa interezza, completezza. Una persona è integra quando è intera, totale. Quando vive nell’unità. Quando non si scinde in parti, non si separa da se stessa. E’ come un campo di forze con i vettori allineati.
Una persona integra ha un grandissimo potere personale. E’ un vero leader di sé. Non ha sequestri emozionali e non vive nella paura, perché è consapevole della sua forza. Non si tratta di forza fisica, muscolare, materiale, ma morale, spirituale.
Una persona integra è radicata nella realtà. E’ umile, non attaccata alla propria immagine. Quindi non è vulnerabile, facilmente feribile dal comportamento degli altri, suscettibile o permalosa. Accetta la realtà così come è, nel qui ed ora. E’ consapevole delle sue risorse e dei suoi limiti. Difficilmente si arrabbia. E’ direzionata. Non disperde le sue energie in mille rivoli. Guarda all’essenziale. Non perde tempo in una miriade di sciocchezze. Non cambia idea ogni giorno. Non crea aspettative che poi verranno deluse, perché la sua parola è semplice, chiara, attendibile.
Una persona integra è autentica, genuina, diretta, sincera. Non ha bisogno di apparire diversa da quello che è, perché non ha nulla da nascondere. Non ha attaccamenti ed avversioni. Accoglie la realtà così come è. Apprezza ciò che può apprezzare, e lascia andare il resto. Non pratica lamentele, pretese, accuse. Si presenta limpida, trasparente. E’ naturalmente empatica, compassionevole, grata e generosa.
Nelle culture che hanno mantenuto contatto con la terra, sono sempre esistiti dei riti di iniziazione, delle prove di concentrazione, coraggio, dedizione, che favoriscono il passaggio all’età adulta. Nelle culture – ormai praticamente estinte -, in cui l’integrità è un valore, la persona adulta ha superato le paure infantili, ha visto in faccia la vera sofferenza e la morte. E’ radicata nella realtà: non ha la fobia delle disgrazie, delle malattie, della vecchiaia, della fine della vita. Non è centrata su di sé. E’ pronta a portare i propri pesi con dignità, e ad allevare dei figli, perché è in grado di educarli. Cioè di accoglierli così come sono, da bambini, e di guidarli verso l’assunzione di responsabilità, via via che crescono. L’educazione avviene prevalentemente attraverso l’esempio. I genitori non si sentono separati, isolati, ma parte integrante di un’io collettivo, di una comunità che li aiuta nel processo di educazione dei figli.
L’integrità oggi è rara come l’acqua nel deserto. L’uomo moderno vive in una società frammentata, senza radici, basata su una crescita continua e irresponsabile, che sta distruggendo il pianeta. Una società in cui l’immagine ha preso il posto della realtà. In cui l’onestà in sé non ha alcun peso. Ciò che conta è apparire onesti, affidabili, veritieri, non perché siano valori intrinseci, ma perché danno credito e quindi profitto. Le multinazionali utilizzano tutte le strategie per attirare i consumatori, compresa quella di mostrarsi benefattrici dell’umanità, mentre stanno sfruttando il lavoro minorile e inquinando l’ambiente.
I genitori di oggi sono degli eroi. Perché non sono aiutati, ma addirittura ostacolati nel processo di educazione dalla presenza onnivora di mass media senza scrupoli, al servizio dell’incremento delle quote di mercato di chi li possiede o li utilizza.
In una società non integra, quindi, normale è la non integrità, cioè la separazione, la scissione, la divisione della persona in mille parti e frammenti, ciascuno con in propri obiettivi, desideri, strategie.
Ove c’è separazione c’è conflitto. Ove c’è conflitto, c’è sofferenza, paura, isolamento nel proprio guscio. Più siamo isolati, deboli e spaventati, più siamo facile preda dei persuasori occulti, che guidano le nostre vite.
Per avere successo, in una società come la nostra, è necessario seguire la corrente, e non denunciare quello che via via si scopre salendo i gradini del potere.
Ecco perché noi oggi siamo abituati a sottostare a dirigenti ed autorità che nel nostro profondo disprezziamo.
Mantenere la parola
Integrità è essere la propria parola, onorare la propria parola come se stessi. E’ rispettare promesse e accordi, anche se costa impegno e fatica. Anche se ci si rimette, in termini economici.
L’integrità non è del bambino: il bambino segue la via di minore resistenza. Del bambino è l’innocenza, cioè l’incapacità di nuocere, perché è ancora piccolo. L’integrità è dell’adulto, perché dell’adulto è la responsabilità. Il problema è che oggi viviamo in una società in cui si rimane in gran parte bambini e narcisisti, anche se si ricoprono cariche di potere. La capacità di nuocere dell’adulto si accompagna così all’irresponsabilità del bambino.
Una persona integra è la propria parola. Perché ha una sola parola. Se dice SI, è SI. Se dice NO, è NO, come è scritto nei vangeli.
L’integrità è la condizione per poter amare sé e gli altri. E’ la condizione per interagire e collaborare in modo sinergico e realmente produttivo.
Parola deriva da parabola, che significa ponte. La parola è il ponte privilegiato tra le persone, che permette di comunicare, ovvero mettere in comune, far partecipe l’altro dei nostri significati.
Con la parola inizia la possibilità di mentire.
Finché la parola dice il vero, è al servizio della vita, perché la vita è comunicazione, tra le cellule, tra gli organi, tra gli organismi, tra le specie, con l’ambiente.
Quando la parola si fa menzogna e manipolazione, si mette al servizio della distruzione e della morte.
Il potere dominio, quando non è basato sulla forza fisica pura, può esistere solo grazie alla parola mendace. Nessuno è disposto a farsi volontariamente sfruttare e soggiogare. Prima deve essere manipolato. Il modo più semplice ed efficace, come le dittature di tutti i tempi sanno bene, è iniziare a manipolare la mente dei bambini, quando sono ancora piccoli. E’ quello che oggi fa la televisione. Le multinazionali americane spendono ogni anno dodici miliardi di dollari per istruire i bambini a diventare consumatori voraci.
Quale genitore può competere contro una simile forza?
Quale insegnante?
La nostra è forse la società più sofisticata che mai abbia abitato il pianeta, sofisticata soprattutto nel mentire. Dopo aver creato la scienza, come ricerca della verità e antidoto alla superstizione, dopo averla messa al servizio della tecnologia e del potere sulla natura, utilizza la scienza stessa, dotata di immenso credito, per veicolare una visione del mondo disarticolata e frammentata come non mai. Proprio quel tipo di visione che è più necessaria per rendere l’uomo scisso al suo interno, debole e manipolabile.
L’uomo scisso e diviso, l’uomo non integro, non può dire il vero perché il vero appartiene alla totalità. Comunque si esprima, dirà solo una parte di sé. Ma chi omette, chi nasconde qualcosa, è per ciò stesso impaurito, se non altro di essere scoperto e sconfessato.
Solo la verità rende forti e liberi.
La nevrosi, oggi sempre più diffusa, non è che uno specchio della società e dell’economia che domina il mondo: una stratificazione sull’altra di falsità. Una falsità che ne copre un’altra, così come si contrae un nuovo debito per pagare un precedente debito. Tutti finiscono per essere indebitati con tutti. Il sistema può reggere finché qualcuno non solleva il velo e dice: bene, ora dammi ciò che mi devi. Allora si scopre che ogni debitore è insolvente, perché ha acquisito credito non in base ad una ricchezza reale che ha prodotto, ma in base a una millantata ricchezza che non ha mai posseduto. Le banche prestano soldi che non hanno, gli imprenditori si fanno prestare soldi dalle banche e rischiano denaro non loro. Finché qualcosa va storto, e la verità salta a galla: era un bluff. Disastro finanziario, bancarotta, crollo di azioni e titoli. A rimetterci sono gli ingenui risparmiatori, i lavoratori che credevano di aver messo il loro denaro in mani sicure. Chi non ha realmente lavorato né prodotto ricchezza, come chi bara al gioco senza essere scoperto, si ritira al momento opportuno, e si gode in luoghi lontani i proventi della sua capacità di bluffare e mentire. Protetto dalle leggi della finanza.
“Se vuoi avere successo a questo mondo, prometti tutto e non mantenere nulla”
Napoleone Bonaparte
La società dell’immagine
La società di oggi è radicata nell’immagine, non nella realtà. La ricchezza ostentata è fasulla, basata sul furto alle persone che lavorano e sulla distruzione di risorse non rinnovabili. Si basa sul bluff. Il denaro, che ha sostituito Dio nel guidare il mondo, è in sé un’astrazione che non ha alcun fondamento. E’ ricchezza finché le persone credono che sia ricchezza.
La maggior parte delle persone non conosce la situazione reale, occultata ad arte dalla propaganda mediatica. Ma a livello inconscio, tutti oggi hanno paura. Come non mai. E come non mai hanno introiettato la nevrosi collettiva che respiriamo insieme all’aria: mentire a se stessi e agli altri.
In una parola, non essere integri.
Recuperare l’integrità è un duro lavoro, tutto in salita perché ostacolato dal campo psichico collettivo.
La prima regola per mantenere l’integrità è fare solo promesse che si sa di poter mantenere.
Ma perché mai dovrei violare questa regola elementare? Per la semplicissima ragione che una promessa mi mette in buona luce. Dire di sì ad una richiesta mi può offrire dei vantaggi. Gonfia la mia immagine, di persona buona, generosa, disponibile. Di persona che ha da offrire delle cose. Da una parte è un debito, ma dall’altra è già un credito: io ti ho promesso questo, ti sono venuto incontro, e tu che cosa farai per me?
La pubblicità commerciale si basa tutta su false promesse. Se comprerai questo detersivo, i tuoi maglioni torneranno come nuovi. Se guiderai quest’auto, non ci sarà ragazza che ti potrà resistere. Vedrai come funziona il detersivo, vedrai come ti sentirai al volante dell’auto. Nel frattempo, comprali.
La pubblicità ha un attenuante (quando ce l’ha!): non pretende di dire la verità. E’ inserita in un gioco sociale, con delle regole. E’ una forma di dolo, ma di dolus bonus, consentito dall’ordinamento, che non ha tra i suoi compiti quello di tutelare gli allocchi.
Le promesse che facciamo nella vita, e poi non rispettiamo, sono una forma di autopubblicità, che ci fornisce un vantaggio competitivo rispetto a chi non vi ricorre.
Non è facile per chi riceve una promessa distinguere se sarà onorata oppure no. Nel frattempo si premura di dare qualcosa in cambio, si sbilancia, concede ciò che non avrebbe concesso in assenza della promessa (vedi in passato come funzionava la promessa di matrimonio!).
Se non mantengo una promessa, non sono la mia parola e perdo integrità. Non ci sono scuse, salvo eventi di forza maggiore (peraltro piuttosto rari: caduta di meteoriti, alluvioni e incendi non sono all’ordine del giorno; e, oggi, neppure pneumatici che si forano od orologi che si fermano).
La chiave evolutiva
Naturalmente posso fare qualcosa per recuperarla. Per narcisisti, presuntuosi, orgogliosi e tipi molto pavidi, si tratta di una mossa in tre fasi al di fuori della loro portata:
• autodenunciarsi
• chiedere scusa prima di essere confrontati
• non cercare giustificazioni, ma rimediare in qualche modo al danno provocato
Come?
Ad esempio, assumendo una nuova promessa, più impegnativa della prima, e mantenendola. In tal modo, la fiducia dell’altra persona potrà essere ripristinata.
Questo livello di violazione e di recupero successivo dell’integrità è ancora compatibile con una relazione sana. La fiducia non viene minata così in profondità da pregiudicare il futuro della relazione stessa (a meno che autodenuncia, scuse e rimedio successivo non diventino una pratica frequente, che sostituisce l’adempimento di promesse e impegni. Un po’ come avviene nella pratica della confessione, che alcune persone utilizzano per scaricare i sensi di colpa e continuare a condurre la vita esattamente come prima. Anche in quel caso, il buon Dio continua a perdonare. Ma, come si sa, solo Lui è dotato di pazienza infinita).
Praticare la trasparenza
Il cammino verso l’integrità passa attraverso la pratica della trasparenza. Un alcolista può uscire dalla sua dipendenza solo se la riconosce. Un nevrotico può liberarsi dal vizio di mentire solo se lo ammette e si impegna a cercare la verità dentro di sé.
La nevrosi è un particolare tipo di falsità: prima che verso gli altri, è falsità verso se stessi. E’ autoinganno. Autoinganno che serve a proteggersi dall’ansia e dalla paura eccessiva che ci assalirebbe se potessimo davvero vedere come siamo fatti, che cosa si nasconde nella nostra ombra.
L’ombra è la parte di noi che non vogliamo conoscere, perché non ci piace, e perché temiamo che offenderebbe gli altri e li porterebbe a reagire. Crediamo quindi che ci danneggerebbe. Temiamo di perdere determinati vantaggi che derivano dall’essere stimati e riconosciuti. Preferiamo quindi mostrare una facciata che copre questi aspetti di noi.
La facciata non è necessariamente fasulla, ma solo parziale.
Se per me è importante il rispetto delle persone, se credo in questo valore e mi impegno ad applicarlo, è una cosa vera, anche se nella mia ombra abita una parte che vuole l’opposto: la prevaricazione e il dominio. Tutto dipende dalla misura in cui questi due aspetti influenzano la mia vita.
Non è quindi corretto dire che la verità sia contenuta nell’ombra, che la bontà non esista, che le virtù non sono che vizi mascherati. Anche i vizi sono solo una parte. Se li dichiaro come fossero l’intero, sono di nuovo in errore.
Naturalmente, quest’ultimo errore è molto più raro del primo, per l’evidente ragione che apparire onesti dà più credito che apparire viziosi, o apparire vittime attira più benevolenza che apparire persecutori.
Che significa essere trasparenti con sé?
Significa che vedo e riconosco non solo i miei lati positivi (lealtà, coraggio, generosità), ma anche quelli negativi (slealtà, falsità, opportunismo, inaffidabilità, ecc.). Anche quelli che odio di più, che maggiormente disprezzo negli altri. Anzi, soprattutto quelli. Senza però giudicarmi, svalutarmi o punirmi per questo. Senza sensi di colpa che mi impediscono di conoscere davvero me stesso. Ma con benevolenza, con amorevole gentilezza, con compassione per l’umana natura di cui faccio parte. E con il desiderio sincero di rimediare là dove posso rimediare, e di assumere le mie responsabilità. Di pronunciare parole vere al posto di quelle false, stando dalla parte della vita e non della morte, mia e delle persone con cui collaboro e con cui condivido l’esistenza.
“La capacità umana di provare senso di colpa è tale che le persone riescono sempre a trovare il modo di incolpare se stesse”
Stephen Hawking
La trasparenza non è ancora essere la propria parola e onorare la propria parola come se stessi. Non è ancora essere uno e intero. Ma è un passo decisivo in questa direzione. E dal momento che la via è la meta, mentre dichiaro e autodenuncio la mia doppiezza, sto già praticando la retta parola, e sto recuperando l’integrità.
La trasparenza è rara quanto è raro il vero coraggio.
Che non è quello di mostrare la propria forza, ma quello di accettare e lasciar vedere la propria vulnerabilità e i propri vizi. Il coraggio consiste nell’accettare il rischio di deludere gli altri, di essere disprezzati e abbandonati. Di affrontare la solitudine e la sofferenza. Finché ne abbiamo paura, dipendiamo dal giudizio degli altri e dal nostro (che non è che giudizio esterno interiorizzato). Non viviamo quindi la nostra vita, perdiamo contatto con il nostro vero sé, e ci indeboliamo sempre più.
Più siamo deboli, più abbiamo paura, più ci manteniamo dipendenti, in un circuito ricorsivo che non ha fine.
Non è cambiare lavoro o scappare dalla propria famiglia, che ci rende indipendenti e forti. Non è mettere mille chilometri di distanza tra noi e il nostro luogo di origine che fa di noi degli adulti. Non è cambiare religione o abbandonare la precedente ideologia.
E’ la trasparenza, solo la trasparenza, che ci fa riacquistare forza.
La forza collegata all’essere uno, integro. La forza di dire la verità, di porre fine all’autoinganno, di comunicare con chiarezza chi siamo, quali sono i nostri valori, le cose a cui teniamo. E soprattutto quali sono i nostri limiti e le nostre debolezze. Per questo dobbiamo rinunciare alla buona immagine che abbiamo sempre mostrato agli altri. Anche se rischiamo di deluderli. Anche se questo può farci perdere certi privilegi e certi vantaggi.
Ma attenzione: la trasparenza, come qualità dell’essere, non può prescindere dalla responsabilità. Se ho fatto delle promesse, se ho assunto degli impegni, se ho creato delle ragionevoli aspettative, la trasparenza non può essere un escamotage per alleggerirmi dei pesi che gravano sulla mia coscienza. Una sorta di auto-amnistia che in un sol colpo mi libera dei carichi liberamente assunti e non onorati, e dai conseguenti sensi di colpa. La vera trasparenza, come dedizione alla verità, è in primo luogo saldare i propri debiti, mettendo in pari il rapporto tra il dare e il ricevere.
Unire le forze
Isolarsi oggi, come ieri, è il passaporto dell’estinzione. Imparare ad unire le forze e a collaborare, in famiglia, nella scuola, nelle organizzazioni, nei gruppi di lavoro, è una necessità sempre più avvertita.
La democrazia è una parola vuota senza collaborazione. Non può che nascondere una nuova e più sofisticata forma di tirannia.
Dobbiamo imparare a ragionare in gruppo, a non essere individualisti e prime donne che perseguono solo obiettivi personali. Senza per questo perdere la nostra individualità o farci schiacciare da richieste cui non siamo in grado di adempiere.
La collaborazione oggi è quasi sempre volontaria. Si può scegliere se appartenere ad un gruppo o ad un’organizzazione. Si può fondarne uno nuovo, se non si trova in giro ciò che corrisponde pienamente alle nostre aspirazioni.
In ogni caso, rimane un fatto: la collaborazione autentica è molto difficile, e raramente avviene ad un livello poco più che superficiale, di facciata.
Perché? Perché la collaborazione è in primo luogo impegno reciproco, che presuppone tre fondamentali capacità:
• di fare richieste precise
• di fare promesse precise
• di rispettarle.
Quindi la collaborazione presuppone integrità. Ma sappiamo che l’integrità è rara come l’acqua nel deserto.
Il cancro relazionale: parlar dietro le spalle
Ecco perché quasi tutte le organizzazioni convivono con una forma diffusissima di cancro relazionale: il gossip, la mala parola, le voci di corridoio.
L’opposto della correttezza e della trasparenza, in cui vanno perdute infinite risorse. Quello che non si riesce a dire in faccia, per incapacità o paura, lo si dice dietro le spalle. Oppure lo si tiene dentro di sé. Lo si rimugina a sufficienza finché si trasforma in veleno. E il veleno uccide la possibilità di lavorare insieme e creare qualcosa di veramente nuovo.
Cosa di cui peraltro abbiamo disperato bisogno.
Mauro Scardovelli
2004