Gioia e Conoscenza
PREMESSA
La gioia è uno stato di fondo, dura nel tempo e si accompagna naturalmente alla realizzazione delle proprie risorse e del vero sé (etica umanistica). Una via di accesso privilegiata alla qualità della gioia è la pratica della conoscenza, intesa come allargamento del sé. La conoscenza permette di:
liberarci dall’oscurità, di vedere, di riconoscere se stessi e il mondo che ci circonda, di arricchire la nostra mappa del mondo, di diventare attivi e liberi.
La vera conoscenza, pertanto, interconnette, unisce, integra (il mondo interno con quello esterno, le discipline, le diverse visioni).
L’integrazione e l’unione liberano gioia.
Gioia e Piacere
PREMESSA
Vivere secondo la modalità dell’essere produce gioia.
La gioia non va confusa con il piacere.
La società moderna stimola il perseguimento del piacere, collegato alla modalità dell’avere, non della gioia, collegata alla modalità dell’essere.
PIACERE E DESIDERIO
Per l’etica mercantile dominante, le persone svolgono in gran parte lavori alienati e vengono compensate con il denaro da spendere non solo per vivere, ma per procurarsi beni in gran parte superflui, e piaceri del tutto effimeri.Questi piaceri non colmano il senso di vuoto, creato dall’alienazione. Sono forme di compensazione e droga, che creano dipendenza (Fromm, Avere o essere).
Il piacere, a differenza della gioia, è collegato alla soddisfazione di un desiderio. La felicità, in quest’ottica, significa soddisfare il maggior numero possibile di desideri.
“Ora, non ci si ferma soddisfatti, e felici, quando un nostro desiderio si realizza. Piuttosto, ci si spinge subito a desiderare qualcos’altro che ci possa soddisfare in maniera migliore. Desideriamo il desiderio più che la realizzazione di esso”.
– Zygmunt Bauman –
Perché il piacere non lascia posto ad un senso di pienezza? Perché se l’eccitamento e l’euforia momentanea è stata sperimentata, non per questo il recipiente è cresciuto. Non sono aumentati i poteri interiori dell’individuo. Egli non ha agito in armonia con la sua vera natura, il sé superiore, ma ispirato dalle sue brame e passioni, tipiche delle parti meno evolute della personalità.
La gioia, a differenza del piacere, si accompagna naturalmente all’attività produttiva, tipica della modalità dell’essere.
La gioia, in termini buddisti, è un “piacere dell’essere”.
Comprensione e Gioia
PREMESSA
Il fatto stesso di comprendere genera gioia: non sono più in balia dell’ignoranza e della confusione, vedo le cose per quello che sono, e la mia vita acquista maggiore significato.
“Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male l’ignoranza.” – Socrate –
LA COMPRENSIONE
Comprendere significa arricchire la propria mappa, e quindi facilitare la soluzione dei problemi. Il fatto in sé della comprensione è liberante. Il vedere in sé è liberante (in termini PNL, significa passare da uno stato problema ad uno stato risorsa).
La comprensione profonda è liberante, in quanto ha sempre a che fare con l’espansione della coscienza e con la riduzione della sofferenza. E’ liberante in quanto promuove l’autorealizzazione e la soddisfazione dei valori dell’essere.
FINE DELLA PASSIVITÀ E DELLA PAURA
Se scopro che il serpente di cui avevo paura era una corda, non c’è altra azione da compiere: sono libero dalla paura. Da qui la gioia e la gratitudine, perché il mondo non è più un luogo ostile,
ma un luogo amico che mi può aiutare a realizzare me stesso, ciò che più profondamente desidero.
Studio e gioia
PREMESSA
Lo studio delle diverse discipline può essere liberante nella misura in cui:
aumenta la mia comprensione del mondo esterno o interno, dà significato alla mia vita, facilita la mia autorealizzazione.
Allora si accompagna naturalmente alla gioia.
Comprendere significa cogliere nuove connessioni. Essenzialmente significa integrare ciò che era separato e scisso nella mia mente. La scissione produce sofferenza; l’integrazione e l’unione producono in sé gioia. Sono quindi automotivanti.
STUDIO DIALETTICO
Un tale tipo di studio, fondato su un pensare dialettico, richiede per sua natura la continua capacità di integrare i contributi delle diverse discipline intorno alla comprensione dei nuclei tematici prescelti.
Per esempio, lo studio della psicoterapia non può prescindere da continui rimandi alla storia, all’arte, alla musica, alla filosofia, alle scienze politiche, alla storia delle religioni, all’economia ecc., come rinvii necessari, indispensabili per la comprensione della mente individuale.
Da questo confronto, emergono nuclei concettuali (cfr. l’ovoide di Assagioli, la disidentificazione, gli stati di coscienza, la risonanza, il potere-dominio) in grado di fungere da strumenti logico analitici con valenza molto generale, capaci di produrre nuovi insight e visioni assai più penetranti ed esplicative di quelle ad origine strettamente disciplinare (ad esempio, la filosofia occidentale, la psicologia, la teoria politica, in gran parte mancano del concetto di stati di coscienza: le analisi condotte senza l’ausilio di questo indispensabile strumento sono necessariamente parziali e perciò fondamentalmente false).
IL POTERE DELLA MENTE DI GRUPPO
Per realizzare questa modalità di approccio alla conoscenza, è importante sviluppare una mente di gruppo.
Tale mente si forma ove diverse persone condividono il medesimo progetto formativo ed entrano in risonanza tra loro, imparano a comunicare in modo chiaro, sintetico, efficace, rispettoso delle differenze, provano gioia ed entusiasmo durante il percorso (la via è la meta).I partecipanti al gruppo sono consapevoli che ognuno contribuisce al progetto:
ogni successo personale è un successo di tutti. Imparano a percepirsi parte di qualcosa di più grande. L’apprendimento svolto in un tale contesto rispetta l’ecologia e favorisce lo sviluppo dell’amore-saggezza.
La mente di gruppo funziona tanto più efficacemente quanto più i partecipanti sono liberi dalla modalità dell’avere, e hanno sviluppato un approccio creativo alla conoscenza.
Comprendere è diverso dall’accumulare informazioni. Accumulare informazioni scisse è parte della modalità dell’avere. Spesso lo studio di tipo disciplinare e specialistico favorisce proprio questo tipo di mentalità. La spinta a questo tipo di studio non può venire dall’interno, proprio in quanto non è espressione dell’essere.
La scuola che si fonda sulla modalità dell’avere deve necessariamente far ricorso a motivazioni di tipo estrinseco (premi, punizioni, sistemi manipolativi e coercitivi ecc.). Una tale scuola non può per definizione liberarsi dall’etica autoritaria.
Tag:Conoscenza, Gioia