Pluralità, circolarità, accettazione, non giudizio
- Posted by Mauro Scardovelli
- Categorie IL BLOG, Musica
- Date 18 Maggio 2024
L’incontro con Boris Porena: Pratica musicale di base e processi di comunicazione.
Il contesto
Mi trovavo a Roma, e un amico pianista mi suggerì di parlare del nostro lavoro e dei nostri progetti con Boris Porena. Compositore di fama, era noto anche per lo spirito pionieristico con cui stava conducendo una sperimentazione nell’ambito dell’educazione musicale di base. Già dại suoi scritti di allora appariva chiaramente l’intenzione di rifondare la pratica pedagogica, con i bambini e con gli adulti, su nuove basi, rifiutando l’epistemologia dell’iperspecialismo, fino ad allora dominante in musica, e accostandosi a una visione relativistica, sistemica e democratica del fenomeno. Su questa linea, le sue ricerche sulla logica compositiva sottostante alla pratica musicale di base, svolte in contesti anche molto differenti, apparivano come il pretesto per uno studio più generale sul funzionamento della mente e sui processi di comunicazione.
Telefonai a Porena, desideroso di conoscere il suo lavoro, e con la speranza di trarre utili suggerimenti per il nostro problema. Ci accordammo per un appuntamento al conservatorio. Lo trovai nell’aula di composizione, circondato dagli allievi, ai quali mi presentò, introducendo subito il tema del nostro incontro: l’improvvisazione in musica. Mi invitò quindi ad eseguire qualcosa al pianoforte: un’esperienza comune avrebbe facilitato la nostra conoscenza e la discussione. Mi ritrovai così di fronte allo strumento ove, con naturalezza per me insospettata, riuscii a dar prova del nostro modo di intendere e fare improvvisazione.
Pluralità, circolarità, accettazione, non giudizio
Terminato il brano, il maestro si rivolse agli allievi e li invitò ad analizzare ciò che avevano visto e udito. L’analisi e la discussione che segui fu un saggio magistrale di quello che in seguito imparai a riconoscere come flessibilità, circolarità, creatività, pluralità dei punti di vista, accettazione incondizionata, trasparenza, non giudizio, in altri termini comunicazione produttiva all’interno di una trama relazionale empatica. Allora ero relativamente incompetente in campo psicologico, cioè non sapevo leggere e dare un nome alle situazioni in base alle teorie dalla cui conoscenza e padronanza pare si distingua uno psicologo da una persona comune, ma, come ogni persona comune, indipendentemente dal grado di acculturazione, ero competente «sentire», a livello empatico ed intuitivo, il clima relazionale e di gruppo. Non potevo sbagliarmi! Dall’infanzia conoscevo il mondo dei musicisti.
Appena si varca la soglia del professionismo (e spesso anche prima), fatte le dovute eccezioni, è estremamente raro non imbattersi in atteggiamenti ipergiudicanti, competitivi, moraleggianti, del tipo: «questo è giusto», «questo è sbagliato», «si fa cosi», «non si fa cosi», «questo è musicale», «questo è orribile, senza gusto, senza musicalità» ecc., senza che mai, o quasi mai, si definisca un campo di pertinenza dei propri giudizi, delle proprie valutazioni ed asserzioni, che in tal modo subiscono il destino di assurgere ad asserzioni, valutazioni e giudizi assoluti, immotivati, più espressione di un rapporto di potere che di un atto di intelligenza. Le conseguenze, sul educativo e personale, sono facilmente intuibili. E chiunque ne dubitasse può farsene un’idea parlando e frequentando la maggioranza degli allievi delle scuole di musica a orientamento professionale (conservatori). O almeno cosi era sicuramente qualche tempo fa (le cose per fortuna, stanno rapidamente cambiando).
Conseguentemente, ciò che era accaduto in quell’aula di composizione mi apparve non solo insolito, ma quasi miracoloso. Ero entrato nella gabbia dei leoni, e questi non mi avevano sbranato! Ne nacque un’amicizia molto profonda e il desiderio di condividere un progetto comune.
Fui ospite a casa Porena in diversi periodi, e dopo un certo tempo di apprendistato, collaborai attivamente con lui – e con gli altri amici dell’allora «Centro di ricerca e Sperimetazione Musica in Sabina» – nella conduzione di corsi sulla pratica musicale di base nelle scuole, nei quartieri, nei paesi.
All’interno di quell’attività, che da Roma e dalla Sabina si estese in varie altre città – Genova compresa -, tenemmo numerosi concerti – analisi come trio specializzato nell’improvvisazione. Naturalmente il modo in cui ci proponevamo cambiò radicalmente il nostro rapporto con il pubblico, che veniva sempre attivamente coinvolto o direttamente nella produzione sonora o mediante la verbalizzazione dell’esperienza comune che si stava vivendo. Dall’interesse unidirezionale a far capire il proprio punto di vista, ci spostammo verso un atteggiamento circolare, in base al quale il punto di vista altrui assumeva pari rilevanza del nostro. Quindi non più o non solo «desiderio che tu ascolti ciò che io sto facendo», ma «desidero fare una cosa insieme a te». Che il mio sia un «fare musica» e il tuo un «ascoltare» non cambia la natura della relazione, in quanto entrambi facciamo e ascoltiamo contemporaneamente. Entrambi siamo continuamente influenzati dai feed-back che riceviamo, pertanto l’andamento dell’improvvisazione non può considerarsi un prodotto che proviene da me, quanto piuttosto un prodotto che proviene dalla nostra relazione.
In questo atteggiamento, profondamente interiorizzato, riconobbi il fondamentale messaggio di Porena: avere una tale fiducia positiva e incondizionata nelle persone e nei rapporti, da essere in grado di ascoltare, provare e saper manifestare interesse nelle più diverse circostanze e contesti, nella convinzione che ogni persona, adulto o bambino, acculturato o meno, esprime sempre e comunque una parte di se stessa, e come tale sia meritevole di attenzione e fornisca occasione di nuova conoscenza e di crescita.
Tag:Accettazione, Giudizio, Musica
Giurista, psicoterapeuta, musicoterapeuta, fondatore di Aleph.
Dal 2006 si occupa a tempo pieno di formazione, incontri terapeutici, supervisione, ricerca.