L’essenza degli insegnamenti di Gesù
compresi attraverso la fede e l’esperienza personale.
I cinque articoli presentati nelle settimane precedenti unitamente a quello di oggi che costituisce la tappa conclusiva di un breve percorso, analizzano il ruolo dell’amore come forza trasformativa e contrastano la sua logica con quella dell’economia monetaria. “Amore e denaro: due economie opposte” evidenzia come l’accumulo egoistico della ricchezza materiale si opponga all’espansione dell’amore, che cresce solo attraverso il dono e la condivisione. “Troppa fame d’amore” approfondisce l’influenza delle carenze affettive nella nostra vita, sottolineando che la felicità dipende dalla capacità di amare e accogliere il proprio sé interiore nel presente, indipendentemente dalle ferite del passato.
“Esperienza Mistica” introduce una dimensione trascendente dell’amore, descrivendo una visione profonda in cui l’individuo percepisce se stesso come parte del tutto, in una fusione tra il divino e il cosmo. “L’amore Cristico” riprende questo concetto, proponendo l’insegnamento di Gesù come una via per raggiungere una felicità eterna, basata su un amore incondizionato che si espande senza limiti. “Diventate come bambini” rafforza questa idea, indicando che solo recuperando la purezza e la semplicità dell’infanzia possiamo accogliere pienamente il messaggio di Cristo e liberarci dalle sovrastrutture negative imposte dalla società.
Infine, “L’essenza degli insegnamenti di Gesù”, quello di oggi, evidenzia come la fede e l’esperienza personale possano portare alla guarigione interiore e alla trasformazione spirituale. L’autore descrive un percorso di crescita che, attraverso il dialogo e la pratica dell’amore, conduce alla liberazione dalla sofferenza e alla piena realizzazione del sé.
Concetto unificante li attraversa: l’amore viene presentato come l’unica vera ricchezza e l’unico strumento di guarigione e crescita personale. L’accumulo egoistico e la paura della perdita sono illusioni che bloccano il potenziale umano, mentre la condivisione dell’amore, sia nelle relazioni personali che nella dimensione spirituale, è la chiave per una vita autentica e appagante. La felicità non è condizionata dal passato, ma dalla capacità di vivere il presente con un cuore aperto, abbracciando la logica del dono e della connessione con gli altri e con il divino.
Una qualità sulla quale ho sempre potuto contare è la mia capacità didattica. Se io capisco una cosa, sono certo di saperla insegnare a chiunque.
Il presente scritto nasce da questa convinzione: dal momento che ho capito l’essenza del messaggio di Cristo, sono certo che, in un modo o in un altro, troverò la via per farlo comprendere a tutti: credenti, dubbiosi, non credenti, miscredenti, atei convinti.
Ma in che modo ho capito l’essenza del messaggio di Cristo? Che cosa mi porta a sostenere una simile affermazione?
In poche parole, ciò che ho capito è conseguenza di un’esperienza personale, frutto di innumerevoli intuizioni, sempre più precise, delle quali ho potuto testare la coerenza e l’efficacia nella pratica quotidiana di aiuto terapeutico.
La recente rivoluzione terapeutica avvenuta in UniAleph ci ha portato a sviluppare tecnologie di straordinaria efficacia, mai scoperte e utilizzate prima, non solo da noi, ma, credo, nell’intera storia della psicologia clinica.
Oggi possiamo ottenere delle trasformazioni personali profonde non più in anni, mesi, o settimane di lavoro, ma in una manciata di minuti: 30 o 40, primo contatto, diagnosi e terapia comprese. È qualcosa di assolutamente inedito, e come tale non certamente solo umano.
È stata una grazia, un intervento dello Spirito, che ci ha aiutato. Spirito di Gesù al quale mi sono rivolto con costanza e devozione crescente.
La mia fede era inizialmente più dovuta ad uno sforzo di volontà che ad un’esperienza realizzata. Ho chiesto a Gesù di aiutarmi a sviluppare una fede gioiosa, totale, assoluta, infinita, nei suoi insegnamenti, in modo da diventarne io stesso incarnazione.
Via via che procedevo su questo percorso, mi arrivavano intuizioni sempre più profonde nel momento del risveglio mattutino, intuizioni che poi non elaboravo da solo, ma che comunicavo al nostro gruppo di ricerca, giorno dopo giorno.
Il continuo dialogo che avveniva tra noi ha pian piano trasformato il nostro gruppo in una vera e autentica comunità, nella quale le logiche dell’ego, individualistiche e predatorie, tipiche dell’odierna società post-capitalistica, si sono trasformate via via nella logica dell’anima, o scintilla divina che abita dentro di noi.
Logica caratterizzata dal dono e dal controdono, tipica di ogni vera comunità, rara oggi come l’acqua nel deserto.
In termini semplici, è la logica dell’amore reciproco che procede in un crescendo progressivo.
Ho capito così ciò che Gesù, su mia precisa richiesta, mi ha insegnato.
Gesù mi ha ricordato poche e fondamentali parole che aveva già pronunciato 2000 anni fa, e che in parte non sono state ascoltate, in parte non sono state capite, in parte sono state volontariamente travisate nel corso della storia.
Rimane da spiegare il perché io, che mi ero allontanato dalla Chiesa e dalla religione, improvvisamente mi sono rivolto con tale dedizione a Gesù per ricevere il suo aiuto?
La risposta è semplice: ho capito che era l’unica strada che mi poteva salvare da una malattia emotiva che si stava trasformando in fisica e che mi avrebbe portato a morte certa e prematura.
Di quale malattia si trattava? Di una pena del cuore, di una recente ferita che aveva riattivato, in modo molto grave, una ferita antica, mai del tutto curata.
Avevo incontrato una ragazza che ho riconosciuto subito come la mia anima gemella. Mi sono via via innamorato in modo sempre più intenso e profondo. Nelle nostre passeggiate ci tenevamo per mano, spesso ci abbracciavamo, dialogavamo su ogni argomento importante, e la nostra sintonia cresceva di giorno in giorno.
In base alla mia precedente esperienza, mi ero fatto l’idea che anche lei si stesse innamorando di me.
Invece risultò che non era così. Nel momento del mio massimo trasporto, mi trovai di fronte ad un ostacolo insormontabile. Il dolore che ne seguì fu il il più grande che ho mai provato.
Due giorni dopo mi ritrovai in clinica a causa di un ictus che, solo grazie ad una fortunata circostanza, ebbe solo conseguenze lievi, poi del tutto superate. Se l’ictus fosse avvenuto a pochi millimetri di distanza, avrei subito dei danni devastanti.
La sofferenza unita alla paura, mise in moto dentro di me la ricerca di un’immediata soluzione, sia alla prima che alla seconda.
In quel momento mi è arrivata la grazia più importante: l’idea di cercare aiuto in Gesù, il vero Maestro, il più grande guaritore.
Gesù mi ha liberato dalla paura della morte, ma soprattutto dalla paura della malattia, che in me è sempre stata più grande di quella della morte.
Ho capito che se diventavo suo discepolo, se veramente incarnavo i suoi insegnamenti sull’amore, avrei imparato a purificare la mia mente da tutti i pensieri tossici, che sono la vera causa delle malattie.
Quindi avrei imparato gradualmente a guarirmi, in primo luogo a livello psichico ed emotivo, e successivamente anche a livello fisico. Cosa che sta puntualmente avvenendo sempre più.
Se anche ormai fosse troppo tardi, e il mio fisico, ormai provato e invecchiato, non ce la facesse più a reggere, non ci sarebbe per me alcun problema.
Continuerei a fare con gioia ciò che faccio ora, concentrandomi sulle cose più essenziali, in base al tempo a disposizione, e poi morirei sereno.
La morte per me, ormai, non è altro che un addormentarsi per poi risvegliarsi il mattino dopo, con un corpo giovane e perfettamente sano. Senza perdere nulla di ciò che ho fatto di buono nella precedente giornata, che rimarrebbe disponibile per ulteriori progressi e approfondimenti.
Perché preoccuparsi, quando le cose, nella logica dell’anima, sono così semplici?
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