Crisi della leadership e coscienza collettiva
Le ragioni della crisi della leadership sono certamente complesse. La principale, a nostro avviso, è la diffusa pratica del potere dominio (manipolazione, sfruttamento) al posto del potere capacità (funzione, servizio).
Le èlite hanno sempre esercitato il potere dominio in misura prevalente rispetto al potere capacità (basta dare una scorsa all’elenco dei sovrani e dei Papi che hanno governato l’Europa). Il fatto nuovo, rispetto al passato, è che su questo punto la coscienza collettiva è cambiata: la prevaricazione dell’uomo sull’uomo, del tutto scontata un tempo, non è più considerata naturale e legittima, non si crede più all’investitura divina e ai privilegi dovuti alla nascita, e non si crede più a tutte le storie che sono state raccontate per mantenere la massa delle persone succube e sottomessa. Oggi si crede che chi governa, comanda, guida o dirige, deve essere competente e capace. In una società democratica, la leaderhip è un servizio che comporta responsabilità, dedizione, cura per le persone implicate, e non sfruttamento, rapina, prevaricazione, privilegio.
Il problema è che la democrazia, prima ancora di essere una forma di governo, è uno stato della mente, una visione della vita, una concezione dell’uomo e del suo rapporto con gli altri. Noi oggi abbiamo realizzato in qualche modo la democrazia politica. Ma dobbiamo ancora in gran parte realizzare la democrazia come stato della mente, che non sia solo di facciata, ma arrivi in profondità ad incidere sui nostri atteggiamenti e comportamenti quotidiani.
In questo e in alcuni prossimi capitoli, ci occuperemo di barriere nella comunicazione e di inquinanti. Sono tutti esempi di comportamenti e atteggiamenti antidemocratici, antiegualitari, fondati sul potere dominio, spesso nascosto dietro una maschera che cerca di occultarlo e giustificarlo.