I Metaprogrammi
I Metaprogrammi sono i filtri che modulano la nostra interpretazione della Realtà.
Questi precedono le nostre scelte, determinano verso cosa prestiamo attenzione e il modo con cui osserviamo il mondo. Essi costituiscono strutture formali totalmente indipendenti dal contenuto.
La denominazione ‘MetaProgrammi’ sta ad indicare la loro posizione “Meta” rispetto ai Programmi di pensiero o di comportamento che essi sovradeterminano.
Possono cambiare nel corso del tempo e alterarsi in base allo stato emotivo, il contesto e la relazione che stiamo vivendo.
È interessante notare, per esempio, che nella vita scegliamo amici e partner con Metaprogrammi coincidenti con i nostri. Conoscerli facilita la comunicazione, favorisce la comprensione di Sè e degli altri e permette di ampliare le proprie doti empatiche.
Modificare un proprio Metaprogramma comporta un
cambiamento trasversale, che non si limita ad uno solo aspetto
comportamentale della propria vita ma ne muta molti, se non tutti.
I Metaprogrammi “classici”
In PNL si distingue tra “stato problema” e “stato risorsa”. Essi si differenziano per i diversi metaprogrammi.
Tipo 1
Metaprogrammi della Risorsa
“Passivo”, “Non posso”, “Via da”,
sono tipicamente presenti negli stati problema.
“Attivo”, “Posso”, “Verso”,
caratterizzano uno stato di risorsa.
L’immagine del cursore del mixer può aiutarci a comprendere vari aspetti dei Metaprogrammi, innanzitutto il fatto che siano variabili e che possono, come i cursori, esser cambiati all’occorrenza e nella giusta misura. Inoltre mette in luce la nostra posizione di distacco e potere nei loro confronti. Rendiamoci conto che possiamo spostare il cursore (fader) delle nostre giornate e della nostra vita.
“Attivo e Passivo”
Attivo = il corpo, come nostro alleato è presente e disponibile al movimento, in forze ed energico. La mente accesa e attenta, pronta a trovare soluzioni, godersi un evento, studiare, creare, giocare ecc, insomma una mente e un corpo disponibili a fare ciò per cui sono nati.
Esempi di stato Attivo: Un giovane uomo che allegramente decide di fare un dolce come regalo a sorpresa per la fidanzata; Una bambina in procinto di esibirsi in un balletto dedicato esclusivamente alla mamma; un uomo intento a capire un problema lavorativo; tu che stai leggendo questo articolo con la voglia di capire i Metaprogrammi.
Passivo = al contrario, il corpo è spento e affaticato. E’ presente pigrizia, pesantezza e stasi. La mente è svogliata e spenta, come in standby, con bassa attenzione e facilmente distraibile e manipolabile.
Esempi di stato Passivo: Un teenager sul divano che guarda TV spazzatura finché il sonno non prevale sul mantenimento degli occhi aperti; una madre che decide cosa far fare al proprio figlio tra le infinite attività extrascolastiche a seconda di ciò che decidono le altre mamme per i propri figli senza interessarsi alle preferenze di suo figlio.
“Posso e Non posso”
Posso = è lo stato nel quale, rispettosi del principio di realtà che il contesto ci presenta: crediamo in noi stessi; ci sentiamo Possibilitati a fare, Possiamo agire, essere ed esitere; Possiamo esprimerci, mutare le circostanze e influenzare il futuro.
Esempi di stato Posso: Un calciatore con ottima capacita tecnica in procinto di tirare un calcio di rigore (posso segnare!); Estro artistico di un giovane che vuole scrivere una canzone rock (posso esprimermi, posso comporre!) Una giovane ragazza che vuole imparare a guidare la macchina anche essendo stata appena bocciata all’esame teorico della patente (posso imparare).
Non posso = è la stato di impotenza tipico della subpersonalità Depressiva: è tutto inutile. La considerazione di se stessi e del mondo è irrimediabilmente così e non ci si può far nulla. Non posso: cambiare niente, non posso agire, esprimermi, ballare, lavorare ecc; probabilmente perché non sono all’altezza, perché non valgo o perché non sono capace.
Esempi di stato Non posso: Un giovane ragazzo timido difronte alla ragazza per cui ha una cotta (non posso chiederle di uscire); una neolaureata poco prima del suo primo colloqui di lavoro (non posso riuscirci).
“Verso e Via da”
Verso = Lo stato di naturale movimento e attrazione dell’io verso qualcosa; un traguardo, una gratificazione, un bel posto, una bella relazione o un valore alto dell’anima, una nuova versione di Se.
Esempi di stati Verso: Tu che leggi questa lezione (vai verso una maggiore consapevolezza); Una famiglia che sceglie di portare più attenzione alla qualità degli alimenti da acquistare (va verso la salute di tutti).
Via da = caratterizzato spesso dalle passioni tristi (paura, rabbia e tristezza) è uno stato reattivo che porta alla fuga, alla negazione e alla procrastinazione.
Esempi di Via da: Un padre di famiglia che esce la sera per andarsi ad ubriacare con gli amici di infanzia fino a tarda notte (via dalle responsabilità); Un teenager che porta fuori casa la ragazza al rientro dei genitori; far finta di non sapere usare il computer o simili per non lavorare (via dalla equanime distribuzione dei compiti)
Tipo 2
Metaprogrammi dell’ Ecologia: “riferimento e Centratura”
Per riferimento interno o esterno si intende il filtro di valutazione di una cosa, azione, pensiero.
Esempi:
Come faccio a sapere se una cosa è buona o no?
Come faccio a sapere se il vestito che indosso è bello o no?
Lo chiedo ad altri o lo decido io?
Quando devo acquistare un’automobile come faccio a decidere se è quella giusta oppure no? Chiedo un parere a mio marito, ai miei amici, oppure decido io?
Ottimale è avere un: RIFERIMENTO SIMULTANEO INTERNO/ ESTERNO: (So muovere il cursore avanti ed indietro, flessibilmente)Cioè nel valutare le cose, tengo conto sia dei miei che degli altrui criteri e cognizioni.
La centratura risponde alla domanda: Di quali bisogni tengo conto, dei miei o di quelli degli altri?
Esempi:
Come scelgo le prossime vacanze: scelgo la montagna, perché ho bisogno di fare attività fisica, o il mare perché i miei figli hanno li i loro amici?
Come decido cosa fare il sabato sera: sto a casa perché ho bisogno di riposarmi o esco perché a mia moglie fa piacere uscire?
Ottimale è avere una:
CENTRATURA SIMULTANEA INTERNA / ESTERNA
(So muovere il cursore avanti ed indietro, flessibilmente)
Cioè tengo conto dei miei ed altrui bisogni, quindi non creo conflitti.
Se sono connesso, io sono gli altri, ho visione ampia e so spostarmi nei diversi punti di vista e cogliere le diverse necessità.
I Metaprogrammi della relazione sana e produttiva
I Metaprogrammi della relazione sana e produttiva nascono in seno alla ricerca Aleph, dall’integrazione proficua tra il modello dei Metaprogrammi classici con la prospettiva biodinamica e spirituale che Aleph, attraverso il lavoro di Scardovelli, negli anni ha saputo sviluppare.
Metaprogrammi della relazione sana e produttiva e le qualità dell’essere:
I Metaprogrammi sono importanti proprio perché di livello logico superiore ai comportamenti. Cambiare un metaprogramma produce un cambiamento trasversale, che non si limita ad uno specifico ambito comportamentale, ma incide su ogni aspetto della propria vita.
Nella visione Aleph, uno stato di risorsa è tanto più reale, durevole e produttivo, quanto più è sostenuto dalle “qualità dell’essere” presenti nei metaprogrammi della relazione sana e produttiva.
Nella misura in cui ciò accade, uno stato di risorsa si trasforma in uno stato meditativo o di risveglio alla realtà vera.
In quanto metaprogrammi, essi vanno considerati come buone regole di funzionamento mentale che:
- guidano la nostra percezione e azione
- ci rendono adulti e genitori, anziché bambini bisognosi
- ci rendono aperti a relazioni sane e produttive
- sono alla base di un rapporto di coppia sano e gioioso
- ci riempiono di energia vitale
- ci rendono leader di noi stessi e leader di pace
- ci rendono persone migliori, più umane, più gradevoli, amabili, altruiste, generose
- ci rendono persone soddisfatte, gioiose, entusiaste, ci fanno stare bene e in pace con noi stessi, con gli altri e con il mondo.
Apprezzamento
Domande: Che cosa posso apprezzare in questo momento, qualunque sia la situazione che vivo?
In questo momento, che cosa posso apprezzare nell’ambiente? Che cosa posso apprezzare adesso in questa persona, in questa situazione?
Azioni: comunicare l’apprezzamento con amorevole gentilezza, con intento di bene. Per dare forza all’altro, per incoraggiarlo, sostenerlo.
Apprezzare con intensità e sufficiente energia, calibrando che il messaggio arrivi all’altro. Ascoltare, rispettare, empatizzare, convibrare, entrare in risonanza emotiva.
Opposto: interrompere, seguire i propri pensieri, non ascoltare, non rispettare, invadere, disprezzo, pretesa, lamentela, accusa (che cosa non va bene, che cosa manca ecc.) criticismo, giudizio, rimprovero, denigrazione, schernire, prendere in giro, sospetto, paura (di essere defraudati, truffati, manipolati), indifferenza, non riconoscimento, squalifica svalutazione, ingratitudine.
Apprezzare dal cuore, non dalla maschera. Apprezzare con sincerità, onestà, dedizione alla verità. Apprezzare per gratificare, per rendere l’altro contento, per il puro piacere di farlo.
Opposto: apprezzare dalla maschera, in modo falso, doppio, subdolo, per ingraziarsi, per ottenere qualcosa in cambio, per creare un legame, una dipendenza, per controllare l’altro, per manipolarlo.
Empatia nella gioia: l’altro è percepito in connessione con noi. Fare bene all’altro è fare bene a se stessi (“Ciò che farete ai vostri fratelli, lo farete a me”).
Opposto: invidia, gelosia, possessività, risentimento, intento di male.
Apprezzare come aspetto della generosità, per il piacere di dare.
Opposto: avarizia, pigrizia, risparmiarsi, badare solo a sé, soppesare ciò che si dà, altro percepito separato, in competizione, in un mondo pericoloso, in un mondo di penuria.
Gratitudine
Domande: Per che cosa posso essere grato adesso? Verso chi? Che cosa ho ricevuto o sto ricevendo in questo momento?
Esprimere la gratitudine.
Gratitudine come aspetto della generosità: ringraziare per dare qualcosa in cambio, per rendere l’altro contento.
Empatia nella gioia: mettersi nei panni dell’altro che riceve un ringraziamento.
La gratitudine è cuor contento che si esprime.
Opposto: lamentele, sottolineare ciò che non va, pretese, rimproveri, critiche. Mai abbastanza.
Scontentezza. Insoddisfazione. Nucleo del narcisismo: a modo mio, attaccamento ai
desideri, avversioni.
Generosità
Domande: Verso che ho piacere di essere generoso, aperto, sollecito? Che cosa posso donare di me adesso? In questo momento, che cosa posso fare per l’altro? Che cosa gli può far piacere? Quale peso posso alleviargli?
Che cosa posso dirgli? In che modo posso dargli energia, sostenerlo, farlo sentire bene?
Generosità pratiche: Assai spesso ciò che va dato è solo attenzione, riconoscimento, ascolto profondo, empatico.
Opposto: risparmiarsi. Assecondare la pigrizia. Scaricare sugli altri i propri pesi. Occuparsi solo di sé. Perseguire la via di minore resistenza, il proprio vantaggio immediato. Disinteressarsi delle altre persone, dei loro desideri, bisogni, sentimenti. Sfruttare, manipolare, utilizzare
l’altro ai propri fini egoistici.
Anche feedback sinceri e onesti, feedback che partono dal cuore e dall’anima, diretti al bene dell’altro, rivolti alla sua anima, affinché apra gli occhi sulle costrizioni e sulle sofferenze generate dal suo copione, è essere nella generosità.
Anche nell’essere generosi occorre discernere: aderire al copione di un’altra persona significa alimentarlo, quindi fare del male. Se sono generoso nei confronti del copione di mio figlio, assumendomi i pesi che competono a lui, accresco il suo narcisismo. Questa non è generosità. Generosità non è sostenere la mafia, ma prendersi il rischio di confrontarla ed isolarla. Il resto è compiacenza, fuga dalla responsabilità, paura del rifiuto. Quindi è un “dare” dettato dal proprio copione. Come tale non è una qualità dell’essere, in quanto frutto di calcolo
egoistico: do agli altri per comprare il loro amore.
Scuse
Domande: Per quale mancanza posso assumermi la responsabilità e scusarmi? Verso chi?
Le scuse sono un potente antidoto contro il narcisismo.
Scusarsi è una pratica di umiltà.
Insieme al ringraziare, è l’antidoto più potente per sciogliere il proprio narcisismo. Chi fatica molto a scusarsi (e a ringraziare), è bene si interroghi da dove viene questa resistenza.
Spesso si tratta di persone con forte criticismo e coazione ad essere ineccepibili. Tali persone non sopportano la critica esterna, anche giustificata, in quanto ammettere i propri errori innesca la tortura dell’auto-colpevolizzazione e la distruzione dell’immagine perfezionista a cui sono attaccati.
Per chi ha una parte depressa e compiacente, l’Ego innesca il dubbio che scusarsi in quel caso sarebbe espressione di debolezza, e mancanza di rispetto di sé e della propria identità. L’Ego non sopporta di scusarsi. Pertanto trova ogni strada per evitarlo. Chi impara a scusarsi, semplicemente scioglie l’Ego.
Assumersi la responsabilità dei propri errori, delle proprie mancanze. Non addossare la colpa all’altro. Non giustificarsi. Non accusare, non lamentarsi, non pretendere.
Guardare a sé, al proprio comportamento. Che cosa posso cambiare? In che modo posso rimediare, contribuire, facilitare la relazione? Come posso dare energia? Dopo le scuse, se sono sincere, è naturale sentirsi bene.
Abbiamo fatto ciò che c’era da fare. Se l’altro ha difficoltà ad accettarle e vuole mantenere il rancore, non è in nostro potere fargli cambiare idea. L’importante è che sentiamo di aver fatto la cosa giusta. In tal modo recuperiamo il senso di innocenza.
Allenabilità significa sapersi scusare di fronte alla confrontazione di un proprio errore, senza cercare di giustificarsi, ribattere, lamentarsi. Per chi è in un percorso di crescita personale, è importante porsi questo obiettivo: accogliere i feedback, le critiche, i giudizi, senza ribattere, e cercando di apprendere ciò che c’è da apprendere. Significa facilitare gli altri a dare feedback senza dover faticare.
Considerazione finale
Ogni persona ha uno o più punti deboli, ostacoli e resistenze rispetto ai metaprogrammi di cui sopra. Il lavoro consiste nello scoprire gli ostacoli e le resistenze, le false convinzioni che ci stanno dietro, gli attaccamenti, gli irretimenti, e poi impegnarsi a superarli.