Qualità e inquinanti
Conversazione introduttiva
Qualità e inquinanti saranno l’argomento della nostra conversazione, uno dei temi filosofici più importanti. Tema etico che, se avessimo a cuore l’integrità e la salute dell’essere umano, sarebbe al centro della nostra educazione, dalla prima elementare fino all’università.
Amore, gratitudine, compassione, rispetto, accettazione, umiltà, integrità, sono qualità dell’essere. Disprezzo, ostilità, giudizio, criticismo, orgoglio, sono inquinanti della mente. Le prime da coltivare come fiori. I secondi da evitare come veleni. Le prime ci fanno star bene. I secondi ci fanno ammalare, psichicamente e fisicamente. Sia come individui, che come società. Come virus, essi si spargono intorno a chi li pratica. Sono contagiosi: non è facile restarne immuni.
“Sono esperienze che incontriamo ogni giorno nella nostra vita, come il caldo o il freddo!”
Se guardiamo in superficie, sembra un discorso banale, al limite dell’ovvio. Forse per questo non è quasi mai stato considerato degno oggetto di studio dalla psicologia occidentale. Nessun libro che ho letto per l’università conteneva una sola parola su argomenti come la compassione o la gratitudine, l’umiltà o l’orgoglio. Eppure sono temi centrali della nostra esistenza, perché hanno a che fare con la nostra personalità e la nostra relazione con gli altri. E hanno a che fare con la nostra propensione verso la felicità o l’infelicità.
La nostra psicologia ha volentieri lasciato questi argomenti ad altre discipline, come la religione o l’educazione[i]. Dopo Freud, ha preferito occuparsi di aspetti più nascosti, che stanno dietro ai fenomeni, e ne sovradeterminano la comparsa.
“Puoi fare qualche esempio?”
Un narcisista non è certo una persona umile, e facilmente pratica e teme la critica e il giudizio. Un paranoide è sospettoso e diffidente, ed è spesso aggressivo. Che senso ha occuparsi di queste manifestazioni esterne, senza indagarne le cause nella struttura profonda della psiche? Se non si rielaborano le relazioni disturbate con i propri genitori, se non si risolve un attaccamento ansioso o evitante, in che modo potrà mai cambiare il carattere della persona? Come potrà acquisire sicurezza e fiducia in se stessa e abbandonare le sue misure difensive?
Ma forse c’è una ragione ancora più generale per il disinteresse della psicologia occidentale per questo tema.
“Quale?”
Se guardiamo in profondità, ci accorgiamo che il nostro pensiero-linguaggio, disgiuntivo, separativo, radicato in una cultura dualistica, fondata sulla netta distinzione tra soggetto e oggetto, non è adeguato a trattare le qualità dell’essere[ii].
Appena ci proviamo, incontriamo degli ostacoli e facilmente generiamo dei fraintendimenti. Da duemila anni si parla di amore, e non si è fatto un passo avanti nella sua pratica. Quante volte abbiamo sentito una persona dire che ne ama un’altra, mentre in realtà ne dipende? Come fa l’amore a conciliarsi con la mancanza di libertà? E può esistere una libertà che prescinda dalla giustizia? E una giustizia che prescinda dalla libertà e dall’amore? Ci può essere una forza che prescinda dalla gentilezza senza trasformarsi in violenza?
[i] Fino agli anni ottanta, ben pochi scienziati si erano dedicati alla ricerca dei mezzi idonei per sviluppare i tratti positivi del nostro carattere. Nel 1988, un gruppo di psicologi, guidati da Martin Seligman, ha fondato la Rete di psicologia positiva, per coordinare le diverse ricerche. Il progetto era diretto ad equilibrare la psicologia occidentale, storicamente sbilanciata sullo studio della patologia. Oggi, in base a tali ricerche, è noto che la riduzione di uno stato di malessere non produce automaticamente uno stato di benessere. Se eliminiamo tristezza ed ansia, non ci assicuriamo necessariamente uno stato di benessere, perché i due stati non rappresentano soltanto degli opposti, ma derivano da meccanismi diversi.
[ii] Cfr. F. Berera, Ideogrammi della salute, ed. Red
Qualità e inquinanti
Ed. Liberodiscrivere
Mauro Scardovelli
Tag:Amore, Compassione, Gratitudine